14.4.06

 

Approfondimento

Libro Bianco: verso una politica europea di Comunicazione Pubblica
Newsletter n.9

Introduzione

L’entrata in vigore del Trattato di Maastricht (novembre 1993) ha da un lato rafforzato le competenze comunitarie in settori già affidati al livello europeo, dall’altro introdotto nuove forme di collaborazione in settori anche delicati come la politica estera e la giustizia. Le politiche e gli atti dell’UE investono direttamente aspetti della vita quotidiana dei cittadini europei, tuttavia l’Europa non è ancora riuscita a costruire collegamenti adeguati tra le istituzioni e i cittadini. L’evidente discrasia è stata compendiata dai politologi e dagli ambienti accademici nella formula del “deficit di democrazia” dell’UE. L’espressione sottende l’inadeguatezza dei meccanismi preposti a rendere responsabili le istituzioni UE verso i cittadini, attraverso la predisposizione di adeguate forme di controllo del loro operato, e la necessità di migliorare la comunicazione sull’Europa e l’accessibilità ai documenti.
La complessità del problema è stata confermata dai referendum francese e olandese che hanno rinviato sine die la ratifica del “Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa”. I cittadini percepiscono l’UE come un apparato burocratico distante dalle loro esigenze e ritengono di avere scarsa influenza sui processi decisionali. La concentrazione del dibattito politico su tematiche nazionali durante le campagne elettorali per le elezioni dei rappresentanti al Parlamento Europeo aggrava ulteriormente il problema. La Commissione Europea ha già affrontato il tema della comunicazione con un Piano d'Azione che prevede una serie di misure finalizzate al miglioramento della comunicazione tra l’Europa e i suoi cittadini. Anche il "Piano D per la democrazia, il dialogo e il dibattito" , di recente adozione ha l’obiettivo di coinvolgere i cittadini in un dibattito sulle priorità e sul futuro dell’UE.
In quest’ottica si innesta l’idea del Libro Bianco una politica europea di comunicazione per stimolare un processo di consultazione transnazionale tra istituzioni comunitarie, nazionali e locali, operatori di settore e cittadini che terminerà con l’adozione di un programma strategico che coinvolga i vari livelli di governo in una prospettiva di lungo periodo e in base ad un approccio innovativo.

Strategie e contenuti del Libro Bianco

La comunicazione è un punto nodale per forgiare forme sostanziali di democrazia partecipativa. La Commissione Europea individua la necessità di una biunivocità della comunicazione. Finora l’UE si è limitata ad informare i cittadini sulle istituzioni e sulle politiche mentre sono falliti i (deboli) tentativi di far partecipare l’opinione pubblica europea al dibattito politico. I meccanismi di consultazione esistenti sono limitati a specifiche iniziative politiche e sono ignoti alla maggior parte dei cittadini europei. L’obiettivo è strutturare valide forme di dialogo permanenti e apprezzate con i cittadini. Pertanto, la Commissione ipotizza di fare della comunicazione una politica a pieno titolo e adottare un approccio decentrato sui cittadini. E’ necessario delineare i tratti di una sfera pubblica europea complementare alle analoghe sfere nazionali. Per raggiungere questo obiettivo bisogna eliminare gli ostacoli che restringono la partecipazione al dibattito politico europeo quali le barriere linguistiche e generazionali, il digital divide, la scarsa attenzione prestata da media e partiti politici a temi europei che non hanno effetti rilevanti sugli interessi nazionali. Mutuando dalla terminologia economica si potrebbe affermare che l’azione della Commissione si colloca in un “periodo congiunturale” alquanto sfavorevole, caratterizzato da un calo diffuso di interesse alla politica e alla vita pubblica da parte dei cittadini, testimoniato dai dati sulla partecipazione elettorale il cui trend è decrescente da circa due lustri in quasi tutti i paesi europei e indipendentemente dal tipo di consultazione elettorale.
La Commissione Europea individua cinque assi su cui deve concentrarsi l’azione istituzionale di promozione della comunicazione pubblica.
1) Definizione di principi comuni: La Carta europea dei diritti fondamentali sancisce la libertà di espressione e il diritto all’informazione quali valori fondanti della democrazia in Europa. La politica europea di comunicazione dovrà ruotare attorno a tre cardini prioritari: l’inclusione, la partecipazione e la diversità, intesa come rispetto delle differenze linguistiche, socio-culturali, politiche ed economiche. La Commissione suggerisce l’adozione di una carta europea o codice di condotta sulla comunicazione per incentivare un impegno comune e prodigato su base volontaria al rispetto delle sue disposizioni. Tuttavia è auspicabile che la carta non sia un mero contenitore di principi programmatici ma abbia aderenza alla realtà.
2) Coinvolgere i cittadini: è imperativo mettere a disposizione dei cittadini strumenti semplici per accedere alle informazioni e consentirne la partecipazione effettiva e interessata. Per raggiungere questo traguardo è necessario il rinnovamento dei sistemi nazionali di educazione civica, anche attraverso la creazione di reti transnazionali per lo scambio di buone prassi. Inoltre, occorre implementare programmi mirati a incoraggiare la partecipazione attiva e il dibattito pubblico sull’Europa nonché avvicinare i cittadini alle istituzioni potenziando l’e-government e la trasparenza della governance pubblica.
3) Collaborare con i media e impiegare le ICT: attualmente il rapporto tra le istituzioni comunitarie e i media è ambivalente. Gli sforzi dell’UE di rendere disponibili enormi moli di materiale informativo continuamente aggiornato sulle attività dell’Unione non hanno incrementato la trattazione di temi europei da parte della stampa e dei mezzi di comunicazione radio-televisivi. Solo le riunioni del Consiglio Europeo hanno una copertura mediatica notevole mentre le rimanenti attività comunitarie sono trascurate, anche per l’assenza di un sistema di media propriamente europeo. L’UE ha creato il sito internet più grande del mondo in cui sono disponibili impressionanti quantità di informazioni ma ciò non costituisce la panacea poiché è visitato soprattutto da operatori di settore e non dal “grande pubblico”. La Commissione propone azioni volte a diffondere le competenze sulle ICT, eliminare le disparità regionali in termini di accesso a internet e dare all’Europa un volto umano, ovvero rendere consapevoli i cittadini delle attività comunitarie che li coinvolgono direttamente e personalmente.
4) La comprensione dell’opinione pubblica europea: L’opinione pubblica europea ha un’eterogeneità complessa frutto delle differenze culturali, economiche e sociali tra gli Stati membri, acuite dall’allargamento del 1° maggio 2004.
La Commissione Europea dal 1973 ha attivato Eurobarometro, un complesso sistema di sondaggi per ascoltare l’opinione pubblica intorno a temi chiave con cadenza semestrale.
Le ipotesi al vaglio riguardano la revisione metodologica per affinare la qualità e l’utilità dei sondaggi e l’opportunità di istituire un opportuno Osservatorio dell’opinione pubblica europea.
5) La cooperazione: La cooperazione tra istituzioni comunitarie, Stati membri, autorità regionali e locali, organizzazioni della società civile e partiti politici è un elemento imprescindibile per lo sviluppo di una “sfera pubblica europea”. La sinergia operativa dei diversi livelli di governo deve avvenire su base di complementarietà e attraverso lo sviluppo di reti che consentano di “fare sistema” e rendere le iniziative organiche e coerenti al quadro strategico di riferimento. La Commissione sottolinea l’importanza delle autorità locali, che attuano molti dei programmi comunitari, per la maturazione nella società civile di un dibattito politico pubblico su temi europei. A questo proposito i partiti dovrebbero compiere sforzi maggiori di quelli posti in essere fino ad oggi per introdurre l’Europa nell’agenda dei dibattiti dei loro iscritti.

Conclusioni
Maastricht ha introdotto un’innovazione epocale, rimasta finora simbolica e impercettibile ai più, ovvero la cittadinanza europea. Il complesso di diritti e di doveri che scaturiscono da questo concetto fondamentale comprendono, tra gli altri, il diritto all’informazione e il diritto alla partecipazione attiva agli affari pubblici. L’inizio della rivoluzione del digitale obbliga a una revisione degli obiettivi e delle strategie di informazione delle autorità pubbliche. L’Europa si appresta a definire una politica di comunicazione basata su una serie di principi fondamentali: reciprocità, semplicità, coinvolgimento e cooperazione. Non è sufficiente informare i cittadini sulle attività e le politiche dell’UE ma è decisivo fornire l’accessibilità, ovvero il “kit” di strumenti e informazioni minime per rendere la partecipazione dei cittadini al dibattito pubblico una realtà e non semplicemente un principio programmatico previsto dalle carte dei diritti.
La creazione di una rete di attori europei dei vari livelli di governo per la realizzazione di un programma con obiettivi condivisi e fondato su azioni mirate, complementari e sincrone è la strategia da cui è ragionevole attendersi i risultati più significativi.





<< Home

This page is powered by Blogger. Isn't yours?