31.3.06

 

Approfondimento

Le conclusioni del Consiglio Europeo di Primavera
Newsletter N.8

Introduzione
Il 23-24 marzo si è svolto a Bruxelles il Consiglio Europeo di Primavera, appuntamento divenuto ormai istituzionale e incentrato sulla verifica dei progressi verso il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi fissati dalla Strategia di Lisbona. Durante il vertice sono stati trattati altri temi di grande attualità, quali l’adozione di una politica energetica europea e questioni economiche (approfondimento del mercato interno, coesione sociale e solidarietà, sostenibilità della crescita nel lungo periodo).

Strategia di Lisbona
Nel marzo del 2005 il Consiglio Europeo di Primavera aveva rilanciato la Strategia di Lisbona allo scopo di coordinare le riforme nazionali nel quadro di riferimento tracciato dalla Strategia europea per lo sviluppo sostenibile. L’accordo sulle prospettive finanziarie per il 2007-2013, raggiunto dal Consiglio Europeo nel dicembre 2005 sebbene a seguito di estenuanti trattative, rappresenta un ulteriore passo avanti nell’assicurazione dei mezzi necessari al raggiungimento dei targets di Lisbona. I programmi di riforma nazionali (PNR) presentano molteplici punti di convergenza e possono fungere da trampolino per l’adozione di riforme strutturali in linea con i vincoli macroeconomici previsti dal riformato Patto di Stabilità e Crescita. Nonostante il diverso livello di ambizione, i PNR consentono di verificare il mantenimento degli impegni assunti da parte degli Stati membri. Il Consiglio Europeo ha confermato la validità delle Linee guida integrate per la crescita e l'occupazione (2005-2008) concordate nel marzo 2005 quale intelaiatura di riferimento alle misure da adottare. Il passo successivo sarà la loro concreta messa in atto, orientata soprattutto alla competitività e alla rimozione degli ostacoli all'accesso ai mercati. Gli Stati membri dovranno impegnarsi a coinvolgere maggiormente i parlamenti nazionali, le autorità regionali e locali, le parti sociali e la società civile. Ma è di fondamentale importanza anche il coinvolgimento diretto dei cittadini, finalizzato alla comprensione della strategia e delle sue finalità. In particolare il Consiglio europeo chiede agli Stati membri di presentare una relazione sulle misure di attuazione dei Programmi nazionali di riforma entro l'autunno del 2006 e alla Commissione di vigilare sulla loro concreta messa in atto.

Le strategie nazionali dovranno focalizzarsi su tre settori prioritari d’azione:

a) formazione e innovazione: il Consiglio Europeo ribadisce l’impegno degli Stati membri a dedicare entro il 2010 una quota del 3% del PIL ad attività di ricerca e sviluppo (R&S) sia incentivando l’attività di ricerca delle grandi imprese private con agevolazioni fiscali e creditizie sia investendo una percentuale maggiore della spesa pubblica in ricerca e sviluppo. La rapida approvazione del settimo “Programma quadro europeo per la ricerca e sviluppo” e del nuovo “Programma per la competitività e l’innovazione” configura una piattaforma politico programmatica comune, fungibile all’individuazione di priorità e strategie operative. Il Consiglio Europeo auspica un legame più stretto tra il campo della ricerca e il settore industriale per facilitare l’effettività e l’applicazione immediata ai processi produttivi delle scoperte del mondo scientifico. A questo scopo è necessario frenare la “fuga dei cervelli” stabilendo invero le condizioni per spingere i giovani più brillanti verso la carriera di ricercatore, anche attraverso incentivi di natura economica, e incrementare la mobilità geografica e settoriale. Infine il Consiglio accoglie con interesse la proposta della Commissione Europea di creare un Istituto Tecnologico Europeo (EIT) per un’azione di sistema, lo sfruttamento delle economie di scala tipiche della ricerca scientifica e il rafforzamento del triangolo tra formazione - ricerca – innovazione. Le politiche della formazione sono fondamentali perché, anche se non garantiscono un ritorno economico immediato, consentono di ottenere nel lungo periodo benefici che superano i costi sostenuti per la loro implementazione.

b) dispiego del potenziale imprenditoriale: l’internazionalizzazione e le riforme strutturali devono essere la base delle strategie nazionali per il miglioramento della competitività non tralasciando tuttavia la dimensione sociale e i bisogni individuali. Il Consiglio Europeo riconosce il ruolo cruciale delle PMI, ossatura dell’economia europea, per accrescere i livelli occupazionali e, nel tentativo di instaurare un clima favorevole, impegna gli Stati membri a trasporre rapidamente le direttive comunitarie specifiche per consentire agli agenti economici di beneficiare del mercato unico. La creazione di nuove PMI e il consolidamento di quelle esistenti esige provvedimenti quali sgravi fiscali, riduzione dei costi di start-up e dei tempi di avviamento (l’obiettivo è consentire la nascita di una nuova impresa in una settimana entro la fine del 2007), sviluppo delle capacità imprenditoriali, accesso facilitato al credito e ai finanziamenti dei programmi comunitari e l’emendamento della normativa sugli aiuti di Stato a favore delle PMI che dovrebbe peraltro rendere il mercato comune più attraente per gli investimenti diretti esteri (IDE).

c) aumentare le possibilità occupazionali: le riforme del mercato del lavoro adottate dagli Stati membri nel corso di questi anni stanno iniziando a dare dei frutti ma è necessario aumentare il tasso di partecipazione al mercato del lavoro di categorie deboli e svantaggiate come giovani, donne, immigrati e disabili. Per conseguire questo obiettivo è doverosa una stretta e proficua collaborazione con le parti sociali allo scopo di sviluppare strategie integrate e onnicomprensive con il metodo della concertazione e del dialogo. Il Consiglio Europeo sottolinea l’importanza di spingere sull’acceleratore nella Strategia Europea per l’Occupazione (SEO) aumentando il grado di flessibilità delle imprese e dei lavoratori, diffondendo il concetto della formazione continua, modernizzando i sistemi sociali e pensionistici, attirando potenziali inoccupati nell’orbita del mercato del lavoro e investendo risorse crescenti in capitale umano. Particolare attenzione è stata dedicata alle modalità con cui contrastare il fenomeno della disoccupazione giovanile. E’ stata confermata la volontà di ridurre entro il 2010 il tasso di precoce abbandono scolastico e quello di disoccupazione dei giovani non qualificati attraverso l’offerta di contratti di apprendistato entro tempi rigidamente contingentati e definiti. Per evitare il collasso dei sistemi pensionistici è stata concordata la realizzazione di incentivi per indurre i lavoratori in età pensionabile a rimanere sul posto di lavoro per alcuni anni in più e ad attuare un ritiro graduale dall’attività lavorativa, magari anche attraverso forme di part-time. L’obiettivo di una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro può essere perseguito con il coordinamento tra le politiche per la promozione delle pari opportunità e le politiche del lavoro, favorendo un equilibrio sostenibile tra lavoro e famiglia, combattendo le discriminazioni economiche di genere nel mondo del lavoro con riferimento ai principi fondamentali sottesi alla Roadmap per le pari - opportunità recentemente pubblicata dalla Commissione. Infine, i capi di Stato e di Governo hanno posto l’accento sull’esigenza di uno sviluppo sistematico dei Programmi di Riforma Nazionali sulla base della cosiddetta “flexycurity” ovvero di un rinnovato equilibrio tra flessibilità e sicurezza sociale, base per ottenere un’economia competitiva sui mercati internazionali e capace di sostenere la concorrenza estera ma anche attenta ai bisogni dei soggetti individuali.

Verso una politica energetica comune?
La vulnerabilità energetica dell’economia dell’UE, la necessità di assicurare la sicurezza degli approvvigionamenti, le ricorrenti tensioni dei prezzi internazionali dei prodotti energetici e la recente adozione da parte della Commissione Europea del Libro Verde sull'Energia hanno indotto i capi di Stato e di Governo a prospettare l’ipotesi di una maggiore armonizzazione delle strategie nazionali di rifornimento energetico. Il Consiglio Europeo ha infatti accolto con entusiasmo l’iniziativa della Commissione di avviare un processo di consultazione in materia e le ha dato il mandato di proseguire in questa direzione identificando rapidamente i passi successivi per rendere effettive le priorità programmatiche individuate dal Libro Verde. Gli obiettivi principali sono la creazione di un mercato comune europeo dell’energia elettrica e del gas, ridurre i consumi energetici complessivi, aumentare la proporzione di energia proveniente da fonti rinnovabili e in particolare dalle biomasse. Il Consiglio europeo chiede che, sulla base del Libro verde di recente adottato dalla Commissione, si dia vita a una politica energetica europea, che miri a una reale politica comune, alla coerenza tra Stati membri e nelle diverse politiche e al pieno raggiungimento di tre obiettivi prioritari: la sicurezza dell’approvvigionamento, la competitività e la sostenibilità ambientale.





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