16.3.06

 

Approfondimento

Newsletter N. 7

Approfondimento
Il Piano D: uno strumento per rimettere in moto il processo d’integrazione europea?

Introduzione
Nell’ottobre 2005 la Commissione ha adottato il “Piano D per la democrazia, il dialogo e il dibattito”. Con l’elaborazione di questo documento la Commissione intende dare il proprio contributo, così come espressamente richiesto dai Capi di Stato e di Governo, al “periodo di riflessione” successivo all’esito negativo delle consultazioni referendarie francesi e olandesi sulla Costituzione europea.
Il Piano D rappresenta un tassello di una strategia complessiva elaborata dalla Commissione al fine di contribuire all’avvicinamento dell’Europa ai propri cittadini. A questo documento, infatti, si accompagnano il Piano d’azione relativo alla comunicazione sull’Europa e il Libro bianco sulla politica europea di comunicazione.

Il contesto di riferimento: i “no” alla Costituzione europea e il periodo di riflessione
Com’è noto, le consultazioni referendarie sulla ratifica del Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa, tenute in Francia e nei Paesi Bassi tra la fine di maggio e l’inizio di giugno 2005, hanno dato esito negativo. La mancata approvazione del testo costituzionale da parte di due Paesi fondatori ha determinato una crisi politico-istituzionale acuta, aprendo un periodo piuttosto incerto sulle prospettive del processo d’integrazione e sul futuro della Costituzione.
I Capi di Stato e di Governo, al termine della riunione del Consiglio europeo del 18 giugno 2005, hanno elaborato una dichiarazione sulla ratifica del Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa. In questa dichiarazione, dopo avere riaffermato il valore e gli obiettivi della costruzione europea e dopo avere preso atto dei “no” francesi e olandesi, i Capi di Stato e di Governo hanno lanciato un periodo di riflessione sul futuro dell’Europa, ammettendo sostanzialmente la possibilità di congelare il processo di ratifica in alcuni Stati membri. In particolare, i Capi di Stato e di Governo hanno precisato che tale periodo di riflessione è finalizzato a promuovere, con il supporto delle istituzioni comunitarie e specialmente della Commissione, lo svolgimento di ampi dibattiti all’interno degli Stati membri.
È questo il contesto nel quale è maturata l’iniziativa della Commissione relativa all’elaborazione del Piano D. Non si tratta di un tentativo per riportare l’attenzione sulla Costituzione europea, cercando di aggirare la volontà espressa dalla maggioranza dei francesi e degli olandesi, ma al contrario di un contributo alla realizzazione di una strategia che, attraverso un dibattito democratico con i cittadini europei e la società civile, riesca a fare uscire l’Unione dalla situazione di stallo in cui si trova.

Il contenuto del Piano D: obiettivi, destinatari, strumenti
Il principale obiettivo del Piano D e degli altri elementi della nuova strategia di comunicazione della Commissione europea è ripristinare la fiducia dell’opinione pubblica nei confronti dell’Unione europea. I sondaggi di opinione mostrano come, negli ultimi mesi, l’immagine dell’Unione europea nei confronti dei cittadini si sia progressivamente deteriorata, benché il consenso rispetto agli obiettivi generali del processo d’integrazione europea sia ancora largamente maggioritario. Alla luce di ciò, la Commissione ritiene fondamentale: da un lato, fare in modo che l’operato dell’Unione risponda meglio alle esigenze ed alle aspettative dei cittadini e, dall’altro, comunicare in maniera più accurata le scelte delle istituzioni europee al fine di evitare che queste rappresentino il “capro espiatorio” per decisioni impopolari che sono invece assunte dalle autorità nazionali.
Per quanto riguarda i destinatari delle iniziative, la Commissione chiarisce che non ci si può limitare a coinvolgere i gruppi più tradizionalmente interessati alle questioni europee, ma che al contrario risulta indispensabile assicurare la partecipazione ai dibattiti sul futuro dell’Europa della società civile, delle parti sociali, dei parlamenti nazionali e dei partiti politici. Particolare attenzione deve essere prestata, secondo la Commissione, al coinvolgimento dei mass media che troppo spesso si interessano di Europa solo attraverso la lente della politica nazionale. Un grande impegno deve, infine, essere posto allo scopo di assicurare il coinvolgimento dei più giovani nei dibattiti nazionali.
Nelle intenzioni della Commissione, la realizzazione del Piano D dovrà avvenire su un duplice versante: attraverso il sostegno ai dibattiti nazionali e attraverso iniziative a livello comunitario.
Per quanto riguarda i dibattiti nazionali, la Commissione sottolinea, anzitutto, che il suo ruolo sarà di sostegno e di complemento alle autorità nazionali. In secondo luogo, chiarisce che l’impostazione delle iniziative intraprese negli Stati membri potrà e dovrà variare a seconda delle specifiche esigenze, adattandosi anche alle specificità regionali e locali. Ad ogni modo, il Piano D propone alcune tematiche su cui la riflessione potrebbe essere condotta in via prioritaria:
- Lo sviluppo economico e sociale dell’Europa;
- I sentimenti nei confronti dell’Europa e i compiti dell’Unione;
- Le frontiere dell’Europa e il suo ruolo del mondo;
Rimane comunque centrale, nella strategia del Piano D, che le discussioni e le riflessioni nazionali siano incentrate sulle politiche dell’Unione europea, sui benefici degli interventi europei e su cosa viene concretamente fatto per affrontare e risolvere i problemi particolarmente sentiti dai cittadini: dall’occupazione alla lotta al terrorismo, dall’ambiente alle politiche energetiche.
La Commissione prevede inoltre che i dibattiti nazionali, per risultare davvero efficaci, debbano essere strutturati in modo da ottenere indicazioni chiare sulle esigenze e le priorità dei cittadini. Si richiede dunque agli Stati membri di presentare alla Commissione ed alla Presidenza del Consiglio un resoconto sintetico dei risultati derivanti dai dibattiti nazionali. Un primo momento di riflessione sui risultati dei dibattiti nazionali sarà rappresentato dalla Conferenza sul Futuro dell’Europa che la Commissione organizzerà il 9 maggio 2006, Giornata dell’Europa.
Per quanto riguarda le iniziative da realizzarsi a livello comunitario, la Commissione formula, all’interno del Piano D, una serie di proposte concrete che vanno dall’organizzazione di visite dei Commissari negli Stati membri e specialmente di dibattiti nei parlamenti nazionali all’apertura al pubblico delle rappresentanze della Commissione, dal ricorso ai centri “Europe Direct” per realizzare eventi a livello regionale e locale alla nomina di “Ambasciatori europei di buona volontà” sul modello di quanto fatto dalle Nazioni Unite.
Accanto alle iniziative volte alla informazione e alla sensibilizzazione dei cittadini sulle tematiche europee, il Piano D affronta – anche se in maniera sintetica e non molto innovativa – il problema di come garantire una partecipazione più ampia al processo democratico europeo. In questo contesto, la Commissione si limita a ribadire l’impegno a realizzare ampie consultazioni sulle proprie proposte con le autorità regionali e locali, nonché con le organizzazioni della società civile. Viene affrontato, inoltre, il delicatissimo tema della scarsa trasparenza del processo decisionale europeo; a questo riguardo la Commissione non fa altro che prendere atto della riforma progettata – ma non realizzata – dal Consiglio europeo di Siviglia. In base a questa riforma, il Consiglio, quando opera in veste di co-legislatore insieme al Parlamento europeo, dovrebbe svolgere pubblicamente i propri lavori.
Deve infine essere messo in evidenza che la Commissione, consapevole del fatto che un programma di iniziative sul futuro dell’Europa non potrebbe essere realizzato a “costo zero”, prevede di stanziare sei milioni di euro per la messa in opera, nel corso del 2006, del Piano D.

Conclusioni
Il Piano D della Commissione rappresenta certamente, soprattutto se visto come un tassello di una più strategia di comunicazione politica, un elemento di novità significativo nella situazione di stallo seguita ai “no” francese e olandese. È indubbio, infatti, che comunicare meglio l’Europa e avvicinare l’Unione ai cittadini siano obiettivi prioritari su cui investire nel medio-lungo periodo. C’è da domandarsi, comunque, se la Commissione non dovrebbe, nel suo ruolo di “motore” del processo d’integrazione, elaborare anche proposte operative di segno istituzionale e tecnico-giuridico al fine di “salvare” almeno le innovazioni più significative su cui, nel corso del processo che ha condotto alla conclusione del Trattato costituzionale, era maturato un ampio consenso.





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