23.2.06

 

Approfondimento del mese

Newsletter n.5

La Strategia di Lisbona e il Piano Italiano per l’Innovazione, la Crescita e l’Occupazione.

Nel 2000 il Consiglio europeo ha tenuto a Lisbona una sessione straordinaria dedicata ai temi economici e sociali. In tale occasione, è stata varata la cosiddetta “Strategia di Lisbona” volta a fare dell'Europa "l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale", entro il 2010. Al fine di conseguire tale obiettivo sono state avviate una serie di ambiziose riforme, il cui status viene periodicamente valutato in occasione dei Consigli europei di primavera.
Dopo aver preso atto degli scarsi risultati ottenuti dal 2000, nel marzo del 2005 il Consiglio europeo ha deciso di rilanciare la Strategia di Lisbona, prevedendo che ogni Stato Membro presenti un Piano nazionale di attuazione volto a individuare dettagliatamente le riforme necessarie per avvicinarsi agli obiettivi fissati. L’elaborazione dei Piani nazionali di attuazione costituisce un elemento fondamentale delle nuove modalità concordate nell’ambito degli interventi europei per la crescita e l'occupazione. Nell’ottobre 2005, sulla base dei 24 orientamenti integrati proposti dalla Commissione europea e approvati dal Consiglio europeo, è stato elaborato dal Governo il Piano italiano di attuazione della Strategia di Lisbona denominato PICO (Piano per l’Innovazione, la Crescita e l’Occupazione). Le priorità scelte dall’Italia, tra le 24 indicate dal Consiglio europeo, sono rivolte al miglioramento della società della ricerca e conoscenza: ampliare l’area di libera scelta dei cittadini e delle imprese, ampliare l’area della ricerca e l’innovazione, rafforzare il capitale umano e l’istruzione in generale, adeguare le infrastrutture materiali e immateriali, tutelare l’ambiente.
Il PICO offre una breve panoramica delle riforme microeconomiche e macroeconomiche previste a livello nazionale per il periodo 2005-2008. In particolare, gli obiettivi previsti sono cinque:
- Ampliare l’area di libera scelta dei cittadini e delle imprese. Per garantire tale priorità sono state individuate tre categorie d’intervento quali l’allargamento del mercato competitivo, il miglioramento della legislazione (approvazione del Codice dell’Amministrazione Digitale e attuazione del Sistema Pubblico di connettività per il miglioramento delle prestazioni della Pubblica Amministrazione), il rafforzamento della base competitiva, l’istituzione di un Fondo per il rilancio delle imprese per promuovere nuovi investimenti;
- Il secondo obiettivo consiste nell’incentivazione della ricerca scientifica e tecnologica. Per il raggiungimento di questo obiettivo sono stati individuati: provvedimenti aventi validità generale diretti a riordinare il sistema di ricerca nazionale, strumenti come la concessione di incentivi di spesa in ricerca e sviluppo e misure volte a favorire l’innovazione e il trasferimento tecnologico attraverso il rifinanziamento del fondo per l’Innovazione tecnologica;
- Il terzo obiettivo è il rafforzamento dell’istruzione e della formazione del capitale umano. In particolare si prevede un’estensione dei benefici alla popolazione, con particolare riferimento ai giovani, il potenziamento del diritto allo studio e un piano di alfabetizzazione informatica;
- Il quarto obiettivo riguarda l’adeguamento delle infrastrutture materiali e immateriali;
- Il quinto obiettivo si concentra sulla tutela dell’ambiente. In quest’ambito le misure adottate fanno riferimento alla delibera CIPE sulla Strategia d’azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia e all’approvazione del Piano nazionale per le emissioni di gas serra.
Un tema ulteriore, vale a dire la sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche, è stata trattata in un documento a parte, così come quelle delle questioni relative all’occupazione.
Il PICO esprime la necessità di riformulare e migliorare il contesto normativo in cui operano le imprese attraverso la riduzione dei costi amministrativi e la riforma della legge fallimentare e prevede alcune misure per migliorare i risultati nel settore dell’istruzione. Il PICO ribadisce l’impegno preso dall’Italia nei progetti Galileo, Egnos, e Sesame; per l’avanzamento dell’area tecnologica è stata prevista l’attuazione di 4 piattaforme informatiche, di 12 programmi strategici, e di 12 laboratori di ricerca pubblici/privati e di 24 distretti tecnologici.
Il Piano italiano è stato costruito prendendo come mission l’obiettivo di ricreare fiducia nella ricerca dello sviluppo e dell’occupazione, innestando nuovi provvedimenti e procedimenti per stimolare la competitività, la ricerca e l’innovazione.
Le risorse finanziarie pubbliche messe a disposizione del Piano sono già state previste nei bilanci di cassa del 2005 e in quelli di competenza per il triennio 2006-2008; le dotazioni aggiuntive per la politica di coesione comunitaria concorrono al finanziamento.
Nella Strategia di Lisbona la responsabilità dell’attuazione era stata posta interamente a carico degli Stati membri. Con il processo di rilancio, tale responsabilità è stata, almeno parzialmente, spostata sull’Unione in un ottica di condivisione, secondo il principio della sussidiarietà, ripartendo così i compiti tra le istituzioni dell’Unione e le autorità degli Stati membri.
Nel gennaio scorso la Commissione europea, nella sua prima
relazione annuale sullo stato d’avanzamento di questo nuovo partenariato con gli Stati membri, ha sottolineato come l’Italia abbia presentato un Piano nazionale non del tutto adeguato a causa di una trattazione poco approfondita degli strumenti individuati per accrescere i tassi di occupazione e ridurre il divario occupazionale tra le regioni. La Commissione, inoltre, ha incoraggiato le autorità italiane ad accrescere i loro sforzi per assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche e l’adozione di misure incisive e specifiche per promuovere la concorrenza (nelle industrie e nei servizi di rete), così come l’adozione di un approccio più generale diretto ad implementare l’offerta di lavoro e i tassi di occupazione intervenendo sulle disparità regionali.
La relazione della Commissione ha focalizzato i punti su cui l’Italia dovrà concentrare i suoi sforzi, ovvero l’ampliamento dell’area di libera scelta dei cittadini e delle imprese (attraverso la liberalizzazione dei mercati dell’energia e dei servizi), l’incentivazione della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica, il rafforzamento dell’istruzione e della formazione, l’adeguamento delle infrastrutture, la tutela dell’ambiente.






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